L’amministratore di sostegno è una figura nominata dal giudice allo scopo di assistere una persona affetta da una infermità fisica o psichica che gli impedisce, in concreto, di prendersi cura del propri interessi. Pensa, ad esempio, ad un disabile, ad una persona anziana, ad un malato in fase terminale, ecc..
Ebbene, l’amministratore di sostegno ha il compito preciso di assistere questi soggetti nello svolgimento degli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione senza, tuttavia, limitare la loro capacità di agire. La nomina per l'amministratore di sostegno può essere presentata dal beneficiario, dal coniuge o convivente, parenti, tutore, pubblico minisitero o responsabili di servizi sanitari e sociali.
La tutela è uno strumento pensato per proteggere le persone più fragili e incapaci di provvedere a sé stesse. È il caso del minorenne (quando entrambi i genitori sono deceduti o non possono esercitare la responsabilità genitoriale) e dell’interdetto (cioè colui che si trova in uno stato di infermità mentale). Quindi, il tutore è una persona nominata dal giudice tutelare che si sostituisce completamente all’incapace per compiere atti di ordinaria e straordinaria amministrazione.
La nomina può avvenire su domanda dei familiari dell’incapace oppure d’ufficio, cioè su iniziativa del giudice (ad esempio, se i genitori del minorenne sono morti). Il tutore assume la piena responsabilità della persona che gli viene affidata e ha il potere di amministrarne i beni.
Mentre beneficiario mantiene con l’amministratore un rapporto di collaborazione, nel senso che quest’ultimo ha il compito di informare tempestivamente il primo degli atti da compiere e deve tener conto dei suoi bisogni senza limitare in alcun modo la sua capacità di agire; il tutore è un rappresentante legale che si sostituisce totalmente al beneficiario (in quanto incapace di agire) nel compimento degli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione e si prende cura della sua educazione e istruzione.
È dunque fondamentale la valutazione accurata del grado di capacità di intendere e volere del soggetto, un compito complesso che richiede la collaborazione di medici e psicologi. Sottoporre un soggetto alla tutela legale di un’altra persona, infatti, non significa escluderlo del tutto da ogni decisione che riguardi il suo patrimonio. Sulla base delle valutazioni dello stato psichico dell’amministrato, è bene garantire che la persona sottoposta a tutela mantenga comunque il massimo grado di autonomia possibile, tenendo conto delle sue specifiche esigenze e della sua situazione personale.
È importante tenere presente i rischi psichici a carico della persona sottoposta a tutela, come ad esempio la ridotta autostima legata alla perdita di autonomia e la modifica dell’identità personale (soprattutto nel caso di anziani o persone che ricorrono all’amministrazione di sostegno a seguito di un incidente, per esempio). Questi sono solo 2 degli aspetti principali per i quali è necessario mitigare l’impatto della tutela a carico della persona coinvolta, con un adeguato supporto psicologico per aiutare il soggetto ad accettare questa nuova posizione giuridica maggiormente passiva e suscettibile di provocare dolore.
Molti avvocati esperti di tutela concordano sul fatto che è sempre più opportuno aiutare anche l’amministratore a gestire le emozioni connesse alla responsabilità e alle difficoltà che può incontrare nello svolgimento del suo ruolo. Non sempre è facile garantire il benessere delle persone sotto tutela, dal momento che è frequente il sorgere di incomprensioni tra amministrato e amministratore circa le decisioni da prendere per la gestione del patrimonio. Le Divergenze e i conflitti possono generare frustrazione, rabbia, collera e sensi di colpa nell’amministratore, per le difficoltà di comunicazione con la persona sottoposta a tutela e nell’adempimento del compito assegnato.
Un altro ruolo rilevante dello psicologo si rivela nella richiesta di revoca dell’amministratore di sostegno. In tali circostanze, oltre alle normali implicazioni e valutazioni di ordine giuridico espresse dall’avvocato e da sottoporre al Giudice, è fondamentale anche la valutazione dello psicologo per individuare e verificare se sussistono le condizioni affinché il soggetto sia in grado di gestire autonomamente i propri rapporti giuridici.
Durante un procedimento giudiziario il giudice può decidere di nominare un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) che faccia le proprie veci in merito alla valutazione di un ambito che non riguarda strettamente la giurisprudenza, in questo caso la psicologia o la psichiatria.
A questo punto le parti in causa hanno il diritto di nominare, in tempi stabiliti, un proprio consulente tecnico di parte, che possa tutelarli e supervisionare l’operato del CTU.
Il CTP ha il compito di studiare attentamente il fascicolo processuale, relazionarsi con il CTU, aggiornare le operazioni peritali con il cliente e l'avvocato. È importante considerare anche una certa onestà intellettuale e professionale del CTP, non è solo un elemento di parte; egli deve assolutamente in primo luogo fare gli interessi di eventuali minori coinvolti, in caso ad esempio di separazione giudiziale e affido, e cooperare, con il CTU e l’altro CTP, affinché i conflitti tra le parti vengano in qualche modo appianati per raggiungere un accordo. Il CTP assume così un ruolo complesso di mediazione tra le attese e le aspettative della parte e del legale, il lavoro di tutela e di vigilanza richiesto dal proprio ruolo, i propri principi professionali, etici e deontologici, "il benessere del minore" e l'indagine peritale condotta dal CTU. È importante quindi che la persona a cui ci rivolgiamo sia un professionista formato in Psicologia Giuridica e Psicodiagnostica Forense. L'attività dello psicologo forense non è un’attività clinica, ma di consulenza, ed è finalizzata a rispondere a quesiti giuridici e legali di natura e finalità diverse in base ai diversi ambiti del diritto (civile, penale, minorile, etc.).
Lo psicologo CTP esegue valutazioni approfondite dello stato mentale e delle condizioni psicologiche della parte assistita. Queste valutazioni possono includere test psicodiagnostici, colloqui clinici, e la raccolta di informazioni anamnestiche. Un altro compito chiave è l’analisi critica delle perizie redatte dal CTU. Lo psicologo CTP può individuare eventuali lacune, errori metodologici, o interpretazioni discutibili, presentando poi queste osservazioni al legale della parte assistita. Lo psicologo redige relazioni tecniche dettagliate che possono essere presentate in giudizio. Queste relazioni devono essere rigorose dal punto di vista scientifico e devono poter supportare la strategia difensiva o accusatoria.
La consulenza tecnica di parte dello psicologo è fondamentale per assicurare un equo trattamento delle parti coinvolte. Attraverso una valutazione scientifica e imparziale lo psicologo contribuisce a chiarire aspetti cruciali del caso che possono influenzare significativamente l’esito del processo. Inoltre la presenza di un esperto psicologo può aiutare a evitare errori giudiziari derivanti da una comprensione inadeguata delle dinamiche psicologiche.
Il ruolo dello psicologo come consulente tecnico di parte non è solo necessario ma fondamentale nei processi civili e penali. Attraverso valutazioni accurate e competenze specifiche, lo psicologo CTP supporta le parti e il sistema giudiziario, contribuendo a garantire che le decisioni siano basate su una comprensione completa e scientifica delle questioni psicologiche in gioco. Questo intervento specialistico rappresenta un ponte tra la psicologia e il diritto, promuovendo la giustizia e la tutela dei diritti individuali.