Ansia e paura sono emozioni che hanno sempre accompagnato l’uomo nella sua evoluzione. La parola “ansia” deriva dal termine latino “anxius” che significa affannoso, inquieto e la radice di questo termine deriva dal verbo latino “angere” che vuol dire stringere, soffocare.
L’ansia si caratterizza come una condizione di tensione che si manifesta con timore, apprensione, attesa inquieta caratterizzata da una serie di correlati fisiologici come tremori, sudorazione, palpitazioni, senso di affaticamento, difficoltà a respirare normalmente.
Per ansia oggi si intende l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia e da sintomi fisici di tensione. L’ansia, vista singolarmente, è un fenomeno del tutto normale, poiché è un’emozione che prepara e attiva l’organismo in situazioni che potrebbero essere pericolose.
Diviene invece un disturbo emotivo spiacevole quando lo stato di allarme e paura è “esagerato” rispetto ai reali pericoli o se i pericoli non ci sono affatto. In questo caso l’ansia non è adattiva, ma diventa un problema che può rendere la persona incapace di controllare le proprie emozioni e di affrontare anche le situazioni più semplici. I disturbi d’ansia sono i più diffusi, nella popolazione, tra i disturbi psicologici. Per esempio, in uno studio americano condotto su 8000 adulti, circa il 28% degli intervistati ha riportato di aver avuto esperienza, almeno una volta nella vita, di sintomi caratteristici di un disturbo d’ansia, secondo i criteri di classificazione del manuale diagnostico dei disturbi mentali allora in uso (DSM-IV-TR). I disturbi d’ansia comportano un costo piuttosto elevato per la società e per le persone che ne soffrono. Spesso si associano a un rischio maggiormente elevato di soffrire di malattie cardiovascolari e di altre patologie. Le persone con un disturbo d’ansia inoltre hanno un rischio raddoppiato di presentare ideazione suicidarla e tentativi di suicidio rispetto alle persone senza una diagnosi psichiatrica; hanno inoltre una maggiore difficoltà di trovare un’occupazione lavorativa (American Psychiatric Association, 2000) e sono afflitte da gravi disagi interpersonali. Tutti i disturbi d'ansia sono associati con riduzioni sostanziali nella qualità della vita. Recentemente, nel maggio 2013, l'Associazione Psichiatrica Americana (APA) è giunta, dopo molti anni di ricerca, alla pubblicazione dell’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5). I disturbi d’ansia classificati nel DSM-5 sono:
Sistema/Apparato | Sintomi |
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Cardiopolmonare | Palpitazioni; difficoltà a respirare; sensazione di soffocamento; dolore toracico |
Gastrointestinale | Sensazione di peso, pienezza, dolori o bruciori allo stomaco; nausea; difficoltà di deglutizione; anoressia; bulimia; diarrea; costipazione. |
Genitourinario | Minzione frequente; ritenzione urinaria; impotenza o frigidità; dismenorrea. |
Sistema nervoso | Cefalea; instabilità nella marcia; vertigini; visione confusa; tremore. |
Generali | Affaticabilità e debolezza; lipotimie. |
Si possono distinguere due tipi di ansia: di stato e di tratto.
L’ansia di stato è attivazione di uno stato d’allarme al momento dello stimolo, indipendentemente dalla presenza di una base personologica ansiosa.
L’ansia di tratto caratteristica permanente di personalità: ogni volta che si presentano stimoli significativi, il soggetto adotta un modello stimolo-risposta improntato all’ansia.
Altre forme di ansia sono:
I disturbi d’ansia si caratterizzano per il fatto che il sintomo più rilevante è la paura, o ansia. Benché paura e ansia possono avere il valore di sinonimi, si tende ad usare il termine di “paura” in riferimento a uno stimolo o un evento concreto e presente, mentre si tende a usare “ansia” per indicare che lo stimolo o l’evento scatenante è vago, non identificabile, o proiettato nel futuro.
Il disturbo d’ansia può essere un disagio psicologico a se stante oppure un sintomo di altri disturbi psicologici (es. depressione).
Scritto in collaborazione con
Federica Baio
studentessa e tirocinante della Facoltà di Psicologia Università degli Studi di Urbino