Violenza familiare Ancona

L’approccio psicogenealogico alla psicoterapia

La prima osservazione necessaria ad intraprendere un percorso psicogenealogico, riguarda il legame tra passato e presente, dato dal fatto che inevitabilmente il primo, seppur in parte, si ritrova nel secondo. Ognuno di noi, difronte a semplici domande esistenziali del tipo Chi sono? Quali sono le mie origini? Qual è il significato del mio nome? deve necessariamente volgersi al proprio passato, o meglio, alla propria storia familiare. Alcuni usi ci sono stati tramandati, alcuni tratti caratteriali ed estetici riprendono quelli dei nostri genitori o dei nostri nonni: in ogni caso si tratta di ciò che ci è stato trasmesso. La trasmissione familiare però, subisce una distinzione: vi è quella intergenerazionale (conscia) che racchiude pensieri ed espressioni rese esplicite tra nonni, genitori e figli, riguardo ad abitudini e modi di essere, e poi vi è quella transgenerazionale, cioè inconscia, che ha come caratteristica principale quella di non essere resa esplicita, si tratta perciò di segreti, cose non dette e nascoste, conflitti non risolti (odi, vendette, rivalità) che però si trasmettono ugualmente ai propri discendenti senza essere pensate né metabolizzate. Ma com’è possibile tutto ciò? Ad oggi, nonostante le varie ricerche psicoanalitiche a riguardo condotte dai più illustri psicoanalisti della storia e basate su concetti di proiezione, incorporazione, rimozione e scissione, il modo secondo cui avviene questo fenomeno è sconosciuto, ma indubbiamente si tratta della trasmissione dei processi psichici, che si prolungano di generazione in generazione.

Si tratta di una trasmissione che avviene da inconscio ad inconscio, si potrebbe interpretare come il lascito di un’eredità di fantasmi dell’inconscio da parte dei nostri antenati. Freud, trattò questo tema parlando di un vero e proprio processo emotivo che prosegue nel corso delle generazioni che si susseguono, e di un inconscio che influenza ciò che siamo, e si impone oltre qualsiasi rimozione o esperienza personale.

Comprendere i legami transgenerazionali è molto difficile: ognuno di noi è composto sia da un’entità biologica che da una psicologica (o meglio, psicosociale), e le nostre reazioni sono determinate da quest’ultima, come anche dalle regole del nostro sistema familiare all’interno del quale tali regole sono spesso implicite, e i vari membri non ne sono coscienti, è un’acquisizione automatica. Ad esempio, in modo transgenerazionale, saldiamo anche debiti emotivi: quando tutto l’amore, le cure e le attenzioni avute da piccoli da parte dei nostri genitori, le rendiamo ai nostri figli.

Per intenderci meglio, è il caso di citare un’espressione della psicoanalista Anne Ancelin Schützenberger ne La sindrome degli antenati - Psicoterapia transgenerazionale e i legami nascosti nell’albero genealogico, che propone una sorta di risposta – soluzione: “La fedeltà agli antenati, divenuta inconscia o invisibile, ci governa. È importante renderla visibile e prenderne coscienza: comprendere ciò che ci comanda e ci governa, e se eventualmente non bisognerebbe rivedere questa lealtà per diventare liberi di vivere la nostra vita”.

È attraverso la terapia transgenerazionale e gli strumenti di cui si avvale, come il genosociogramma, che si può giungere all’aiuto giusto che consente di investigare e curare colpe, debiti emotivi ed obblighi; il termine genosociogramma deriva da genealogia (albero genealogico) e sociogramma (rappresentazione di legami e relazioni), perciò si intende la costruzione di un albero genealogico con i fatti significativi, gli avvenimenti importanti della vita e i legami affettivi, fatto a memoria senza ricorrere a informazioni o documenti come nel caso del semplice albero genealogico (basato su ricerche oggettive). In questo lavoro di costruzione biologica ed affettiva, nella quale i legami e le modalità comunicative del proprio ambito familiare sono i fattori principali, è importante il modo in cui l’autore dell’albero percepisce i personaggi e i legami che li uniscono: alla parte biografica della famiglia occorre accompagnare anche il contesto storico, politico, sociologico ed economico. Per quanto possa sembrare un’impresa difficile, in realtà non è così: per sollecitare i ricordi si possono avanzare ipotesi relative ai contesti e considerare 25-30 anni per ogni generazione. È così che man mano affiorano coincidenze e ripetizioni tra dati, fatti o età, non proprio casuali, che rappresentano gli eventi taciuti nelle generazioni precedenti, e riapparsi nella stessa data, o in altre modalità nella nostra generazione. Le date precise talvolta sono le chiavi per comprendere malattie, incidenti, o rotture di legami tra membri della famiglia. Tutto ciò di nuovo che emerge dal genosociogramma ci aiuta a comprendere al meglio la nostra vita e darle un senso più completo.

La Schützenberger, utilizzava questo strumento per completare o inaugurare le psicoterapie nelle sedute di gruppo, all’interno della quale, circolavano maggiormente energia e dinamismo, utili alle persone per far uscire o afferrare il loro problema fino ad esprimerlo; nella dinamica di gruppo ci si aiuta e incoraggia notevolmente, e spesso ci si riflette negli avvenimenti familiari degli altri partecipanti. Oltre al sostegno del gruppo, vi è quello del terapeuta che deve aiutare l’individuo a ricondurre alla parola la sua storia fino a rappresentarla correttamente per coglierne il senso, impostando come prima tappa dell’approccio al problema la scoperta della propria provenienza familiare mettendo a nudo ricordi reali e sfocati; si tratta di un lavoro clinico che, una volta individuati gli eventi che vincolano l’appropriazione della libertà individuale, cerca di arrestare e superare “i danni” dell’implicito ormai divenuto esplicito.

L’approccio psicogenealogico è stato rivalutato alla fine dello scorso secolo soprattutto per la maggiore consapevolezza di essere circondati da molto di sconosciuto da cui dipende la nostra sopravvivenza, e indagare nel passato è una plausibile “via di scampo”.


 In collaborazione con la Dott.ssa Alessandra Mungo
Laurea in Psicologia dei Servizi e delle Organizzazioni
Università Telematica Niccolò Cusano

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