Parliamo sempre di quelle donne che si prendono cura dei nostri anziani; le chiamiamo “le rumene”, “le moldave”, “la straniera che guarda mio nonno”, ma non ci soffermiamo mai a pensare alla loro storia. Sono da sole o hanno una famiglia? Hanno dei figli? Se sì, dove sono?
“Orfani bianchi”, questo è il nome che viene attribuito ai figli di queste donne: hanno una madre e un padre ma non li vedono mai. Questi bambini restano da soli mentre le loro madri sono costrette a migrare in Italia o in altri paesi per lavorare nelle nostre case, in questo modo possono mantenere le loro famiglie. Solo in Romania si contano circa 350 mila orfani bianchi, bambini che hanno entrambi i genitori all’estero per lavoro.
La domanda che ci poniamo è la seguente: “Chi si prende cura di questi bambini?”
I figli di queste donne vengono lasciati a zii, nonni, parenti che provvedono alla loro crescita ma, nella maggior parte dei casi, questo non avviene. Ci sono situazioni in cui i familiari non possono prendersi cura di questi bambini, solitamente per motivi economici che non darebbero loro un futuro solido. Per questi motivi esistono luoghi chiamati “Internat”, una sorta di orfanotrofi che accolgono gli orfani bianchi. Loro restano qui mentre i genitori lavorano e provvedono al loro mantenimento da lontano.
Purtroppo, non tutti i bambini hanno questa “fortuna”. Non tutti i milioni di orfani bianchi beneficiano di questo aiuto sociale e si trovano a vivere per strada in condizioni disumane.
L’abbandono, nonostante avvenga per necessità, non è una scelta facile. Apparentemente, può sembrare che solo i bambini ne paghino le conseguenze ma non è così. Questo fenomeno ha portato al suicidio tantissime donne, mangiate lentamente dai sensi di colpa per aver abbandonato i propri figli. Depressione, mancanza di relazioni affettive, difficoltà a dormire, portano queste badanti ad isolarsi e, in molti casi, a togliersi la vita.
In altre situazioni, vediamo come queste donne tagliano qualsiasi tipo di contatto con la famiglia per provare ad attenuare i sensi di colpa.
Questo fenomeno ha un nome: “Sindrome Italia” e tante associazioni si stanno mobilitando per risolvere questo problema. Sono stati creati dei progetti che permettono a queste famiglie di restare sempre unite nonostante la distanza. Possibilità di ritornare in patria ogni 3-4 mesi, collegamenti telematici tra madri e figli, sostegno sociale ed emotivo a questi bambini per non farli sentire mai soli.
Questa è la nostra realtà e, per quanto spiacevole possa essere, dobbiamo accettarla.
Non sono solo badanti: sono donne, sono madri, e con il nostro aiuto possono restare tali anche da lontano.
Scritto in collaborazione con Dott.ssa Sara Possanzini
Tirocinante Laurea Psicologia
Università degli studi di Urbino Carlo Bo
Dott.ssa Maria Luisa Mazzetta