Per il Ministero della Salute la definizione della patologia legata alla ludopatia è “l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o di fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze”. Come si evince, la ludopatia non è altro che associabile alla dipendenza da gioco, un disturbo del comportamento classificabile tra i disturbi del controllo degli impulsi, affine con quelli ossessivo-compulsivi e con altre dipendenze; infatti, la ludopatia ha in comune con la dipendenza delle sostanze, il comportamento compulsivo che produce effetti sulle relazioni sociali, compromettendo gravemente la qualità di vita per sé stessi e per i familiari, ma soprattutto effetti seriamente invalidanti rispetto alla propria salute. Perciò, il gioco d’azzardo spesso arriva ad assumere la connotazione di un vero e proprio disturbo psichiatrico.
Come ogni altra malattia, anche la ludopatia presenta dei sintomi che sono stati suddivisi in tre categorie: 1) sintomi psichici, nella quale rientra l’ossessione per il gioco, il senso di onnipotenza, la presunzione, l’ansia, l’irritabilità, il nervosismo, le alterazioni dell’umore e della propria autostima, la persecutorietà (ovvero la tendenza a ritenersi perseguitati da qualcuno o da qualcosa in modo irragionevole se non addirittura delirante), il senso di colpa, la tendenza a essere superstiziosi, l’impulsività e la tendenza a minimizzare o a enfatizzare le situazioni in modo distorto; 2) sintomi fisici che includono i disturbi alimentari, la cefalea, le problematiche relative all’utilizzo di droghe o sostanze alcoliche (spesso il giocatore d’azzardo psicologico è anche dipendente da alcol o droghe), l’insonnia, i tremori, le palpitazioni e l’intensa sudorazione; 3) sintomi sociali, ovvero danni di tipo economico, morale e sociale nonché le problematiche familiari, le difficoltà nella gestione delle proprie risorse economiche, i problemi lavorativi e l’isolamento sociale determinato dal proprio comportamento.
In ambito clinico, è dimostrata la comorbilità con altre patologie quali la depressione, l'ipomania, il disturbo bipolare, l'impulsività, l'abuso di sostanze (alcol, tabacco, sostanze psicoattive illegali), i disturbi di personalità (antisociale, narcisistico, istrionico, borderline), il deficit dell'attenzione con iperattività, il disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia e altri disturbi fisici associati allo stress.
Oltre la classificazione e l’ambito clinico, è più semplice percepire quando il gioco è tramutato in problema osservando la presenza di alcune situazioni: quando ci si assenta da scuola o dal lavoro per andare a giocare, quando il gioco rappresenta una fuga dalla vita noiosa o infelice, se si è disperati quando finiscono i soldi al gioco e si ha il bisogno di rigiocare al più presto, se si mente sulla somma di denaro e di tempo spero per giocare, ecc. Per quanto riguarda le cause invece, non ve ne sono delle specifiche, ma tra i fattori a rischio è presente l’essere affetti da altri disturbi di comportamento, l’età giovanile (più frequente tra i giovani), il sesso maschile (più comune tra gli uomini), e la familiarità in quanto nelle famiglie in cui vi sono persone dedite al gioco d’azzardo è più facile per i figli arrivare a sviluppare la patologia.
Per la maggior parte dei giocatori compulsivi l’obiettivo del gioco non è tanto la scommessa ma l’eccitazione che ne deriva, commisurata al rischio: più è alto e più alta è l’emozione provata.
La differenza sostanziale dai giocatori occasionali, è che questi si fermano quando la perdita diventa grossa, e spesso fin da prima di iniziare il gioco, hanno stabilito un budget da non superare; invece, quelli compulsivi, come è già emerso, continuano a giocare per cercare di recuperare il denaro perso, causando così ancora più danni.
In ogni caso, la volontà stessa del malato di ludopatia non basta a tenerlo a freno dalle ricadute, ed è indispensabile un trattamento individuale in base alle caratteristiche del paziente. Sono principalmente tre le tipologie di trattamento: 1) la psicoterapia (di tipo cognitivo-comportamentale, cognitivo o comportamentale di gruppo); 2) la terapia farmacologica (non sempre necessaria, e in ogni caso prescritta dallo specialista in psichiatria dopo un’attenta valutazione, in quanto costituita da farmaci antidepressivi, stabilizzatori dell’umore con effetti anti-impulsività, e antagonisti dei narcotici); 3) la partecipazione a gruppi di auto-aiuto (per esempio gli Scommettitori Anonimi) che aiutano a maturare consapevolezza della patologia di cui si soffre e a perseverare nell'affrontarla in modo positivo. Di solito, i gruppi sono composti da persone con ludopatia di vario grado e in diverse fasi del percorso di recupero, che si confrontano tra loro attraverso il racconto della propria esperienza, sotto la guida di un “conduttore” esperto della malattia.
Nel caso specifico dell’approccio psicoterapeutico, ci si focalizza sull'analisi dei meccanismi alla base della dipendenza e sull'individuazione di strategie pratiche che permettono di gestirla nella vita quotidiana, anche attraverso l'esposizione controllata allo stimolo del gioco. Lo scopo è rimuovere false credenze e pensieri negativi che sostengono la dipendenza e sostituirli con altri più realistici e positivi che permettono di combatterla. Ovviamente, i miglioramenti saranno evidenti nel corso dei mesi di trattamento.
In presenza di questa patologia, un intervento immediato fin dai primi segnali di problematicità connessa al gioco aumenta le possibilità di risolvere il problema in tempi brevi, evitando di complicare la situazione personale e familiare che potrebbe sfociare ad esempio in problemi con la giustizia, o addirittura portare al suicidio. Purtroppo, bisogna anche tener presente che il giocatore patologico spesso rifiuta di ammettere l'evidenza della propria condizione e ignora l'invito di familiari e amici a intraprendere una terapia; nonostante ciò, è fondamentale la disponibilità di un familiare o di un amico a supportare la persona affetta da ludopatia.
In collaborazione con la Dott.ssa Alessandra Mungo
Laurea in Psicologia dei Servizi e delle Organizzazioni
Università Telematica Niccolò Cusano