Manipolazione affettiva

Manipolazione affettiva: mi ama o mi inganna?

Che cos'è una manipolazione? E come riconosciamo un narcisista maligno?

La manipolazione è il comportamento finalizzato a indurre in un altro soggetto desideri e comportamenti che non sono realmente dettati dalla sua volontà, approfittando delle sue principali fragilità.
Tutti noi ricorriamo a forme di manipolazione buone per raggiungere un nostro obiettivo, e queste sono manipolazioni considerate “sane”, rientrano nelle competenze relazionali.
La differenza tra manipolazioni sane e patologiche è la sua finalità: quando serve per sopraffare un altro soggetto o per portarlo a fare qualcosa di offensivo, lesivo o fortemente contrario alla sua volontà parliamo allora di manipolazione maligna.

Come possiamo riconoscere una manipolazione maligna?

Questa si manifesta come unica o prevalente forma di relazione, chi la esercita ha un bisogno di potere e di controllo, ha come affermazione della propria identità la sopraffazione dell’altro.
Il disturbo narcisistico di personalità è un disturbo della personalità i cui tratti distintivi ruotano intorno a 4 temi fondamentali: l’idea grandiosa di sé, il costante bisogno di ammirazione, la mancanza di empatia, senso di colpa e sé rinnegato.

Sostanzialmente tali soggetti provano piacere e gratificazione solo quando ricevono apprezzamenti e lodi. Se non arrivano, o se ne arrivano troppo pochi, si fa strada in lui un senso di vuoto profondo e di noia.
Quando il manipolatore visualizza la sua vittima, indirizzerà la sua attenzione solo su di lei e utilizzerà delle strategie per sedurla ed ingannarla con lo scopo, dunque, di manipolarla come meglio desidera.

Il ciclo di vittimizzazione comprende 4 livelli: la manipolazione, la seduzione, l'aggressione dell'autostima della vittima e il condizionamento.

Si parte dalla voglia e il bisogno di conquistare l'approvazione della vittima. In questo livello possono passare anni prima di proseguire a quello successivo oppure si arriva subito al livello successivo causato dalla presenza di criticità della coppia.
Nella fase successiva della seduzione la vittima non ha ancora realmente capito di aver a che fare con un manipolatore, poiché i suoi imbrogli sono occasionali.
Al terzo livello la vittima ha come unico obiettivo quello di avere approvazione da parte del manipolatore poiché si sentirà ben voluto e amato. Così facendo la vittima considererà il punto di vista del manipolatore più importante del suo per le frequenti dimostrazioni di generosità e di accondiscendenza da parte del manipolatore.
Ed infine nella fase del condizionamento la vittima assimila il punto di vista del manipolatore fino a farlo proprio. È completamente dipendente da lui e ha un bisogno irrefrenabile delle sue attenzioni. In questo livello la vittima tende ad avere una sensazione di incapacità e di senso di colpa per la paura di non poter soddisfare il proprio partner ed è presente la totale perdita del contatto con se stessi. Da tali sensazioni il manipolatore ne usufruirà per abusare della vittima a livello fisico e psicologico.

Quando si cade in trappola si parla di “love bombing” ovvero si inizierà la danza narcisistica fra comportamenti positivi come ottimo corteggiatore, amante premuroso e galante e comportamenti negativi come gelido, aggressivo e assente. La vittima subirà un senso di confusione e ambivalenza dà un senso di piena presenza all’inizio, ad una assenza immotivata poi.
La totale dipendenza che la vittima assume nei confronti del manipolatore viene anche chiamata come “effetto guinzaglio emotivo” nel quale la vittima si sentirà sempre in deficit rispetto a ciò che fa ed è ossessionata da ciò che il manipolatore pensa di lui o lei.
Da ciò ne deriva il circuito della manipolazione: la vittima aumentata la sua dipendenza avrà un narcisista che infligge dolore e la vittima soffre attribuendosi le cause, ed inoltre il narcisista gratificato aumenta il suo senso di grandezza e ricomincia il ciclo con la vittima che aumenta la sua dipendenza.
Tendenzialmente lo scopo del manipolatore è isolare la vittima da amici e parenti così che sarà maggiormente controllata e dominata, e in conseguenza diverrà per lei\lui l'unica fonte di nutrimento emotivo. La vittima, dunque, si piegherà ad una manipolazione affettiva.

Le armi del manipolatore sono: il focus di attenzione sui loro problemi sminuendo sistematicamente gli altri; atteggiamenti passivo-aggressivi; boicottaggio sistematico; usano sistematicamente il ricatto emotivo; non ascoltano mai veramente l’altro; devono essere sempre al centro dell’attenzione.
Nelle discussioni la reale natura del manipolatore emerge in maniera plateale, riservandosi l'ultima parola a qualsiasi costo e accade di frequente che in ambito familiare o lavorativo scoppino liti proprio a causa sua.

Il narcisista maligno indossa delle maschere che cambia di volta in volta in base al suo interesse. A volte si ha la sensazione di avere a che fare con un robot, per il senso di totale indifferenza verso colore che secondo lui sono totalmente inutili ai suoi scopi. Altre volte invece può sembrare gentile, amorevole solo per sentirsi ammirato e amato e per sfruttare le persone da lui scelte.
Si parla anche di “effetto coda di paglia” cioè spesso dietro a queste maschere il narcisista maligno nasconde una certa paranoia e angoscia all’idea di essere danneggiata dagli altri ecco perché ha una specie di coda di paglia.
Tutto ciò che viene considerato negativamente dal narcisista viene proiettato fuori da sé, sugli altri. Ecco perché questo genere di soggetti sono invariabilmente dei bugiardi compulsivi e tendono a mentire sistematicamente sul reale lavoro che svolgono, sui titoli di studio effettivamente conseguiti. E sono infedeli sistematicamente alle loro mogli e fidanzate.
La loro profonda immaturità affettiva non permette loro di farsi bastare un solo partner perché hanno bisogno di nutrire il loro sé grandioso di continue e nuove gratificazioni.

I narcisisti maligni nascono con tale predisposizione psicologica? No!

I narcisisti maligni e manipolatori affettivi non ci si nasce, ma ci si diventa. Per diventarlo occorrono alcuni ingredienti: nell’infanzia di queste persone spesso c’è la figura genitoriale materna disfunzionale. Ed è per questo che il narcisista paradossalmente ha un disperato bisogno degli altri, di essere ammirato e di sentirsi desiderato, ma al contempo, non può permettersi di riconoscere la bontà di quanto gli viene offerto, perché altrimenti innescherebbe inevitabilmente il meccanismo dell’invidia, che lo porterà ad avere un’angoscia insopportabile.
Per lui la paura più grande diventa quindi proprio quella di dipendere da qualcun altro perché come ha imparato da piccolo significherebbe esporsi al pericolo di essere odiato e abbandonato. Ecco perché sarà incapace di stabilire legami autentici.

Dunque, siamo noi a cedere alla manipolazione del nostro partner malato? o scegliamo tali partner perché influenzati dal nostro stile di attaccamento?

J. Bowlby e M. Ainsworth si sono occupati dello studio dell’attaccamento, e quindi del bisogno di relazioni del piccolo e del modo con cui i genitori rispondono a questo. La Ainsworth ha introdotto il concetto di “base sicura” da cui iniziare per esplorare il mondo. Dagli studi della studiosa è stato possibile, oggi, delineare tre stili di attaccamento principali: sicuro, insicuro resistente/ambivalente e disorganizzato.
Chi è vittima potrebbe aver instaurato un legame con il proprio cargiver (figura guida di attaccamento) di tipo insicuro o disorganizzato.
Lo stile di attaccamento insicuro determina quel tipo di relazione tra madre e bambino in cui questo non ha la certezza che il genitore sia sempre presente e disponibile di fronte ai propri bisogni. L’esplorazione del mondo risulta quindi ansiosa e insicura. È anche un bambino non facilmente consolabile nonostante sia presente il bisogno di avvicinarsi. Le mamme in questo caso non sono rifiutate, ma non riescono a contenere le ansie e le preoccupazioni del bambino. Uno stile di attaccamento insicuro è come se ponesse l’individuo entro una linea di confine tra la dipendenza e l’autonomia, in cui c’è la paura di non ricevere le giuste attenzioni, ma anche la necessità di porre una distanza con l’altro.
Lo stile disorganizzato è caratterizzato, appunto, dalla mancanza di organizzazione del comportamento di attaccamento e il bambino appare lontano dalla madre come se apparentemente non necessitasse della sua presenza. È un attaccamento tipico dei bambini maltrattati e abusati o con madri assenti.
Per non sviluppare una dipendenza affettiva o cadere nella trappola del narcisista maligno è fondamentale che il genitore si ponga come un “porto sicuro”, rassicurante, sensibile, comprensivo e accogliente con il proprio figlio. Dunque questo ci sottolinea come sin dai primi mesi di vita si sviluppa la nostra personalità a livello caratteriale, in base al tipo di attaccamento che instauriamo con il caregiver e ciò si ripercuoterà nella nostra vita adulta, nelle diverse sfere, tra le tante, quella amorosa e di coppia.

In collaborazione con Ceciclia Mazai Agrioli
Tirocinante presso “Università degli studi di Urbino Carlo Bo”

Dott.ssa Maria Luisa Mazzetta


FONTI:
- Webinar “Viaggio nella mente dei manipolatori affettivi: i principali indicatori per riconoscerli” diretto dalla Dott.ssa Roberta Bruzzone
- milano-psicologa.it

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