L’insorgenza delle nevrosi durante il covid-19

L’insorgenza delle nevrosi durante il covid-19

Il Covid-19 e il conseguente lockdown, hanno comportato inevitabilmente cambiamenti, sia a livello sociale sia intrapsichico. Difatti durante questo periodo di pandemia, si è assistito alla nascita di vere e proprie nevrosi, correlate al distanziamento sociale ed a comportamenti di routine divenuti quasi ossessivi, come il lavarsi spesso le mani e/o igienizzare qualsiasi cosa.

Tali nevrosi, “giocano” oltretutto con il nostro senso di irrequietudine e sentimenti di paura che ci attanagliano la mente, facendoci comportare appunto in maniera frenetica e a volte irrazionale (come la corsa all’accaparramento delle mascherine), con conseguente insorgenza di tali condotte, divenute quasi ossessivo-compulsive e facendoci percepire ogni situazione come rischiosa ed allarmante.

Da sottolineare il fatto, che i disturbi nevrotici, non hanno nulla a che vedere con particolari patologie di natura organica, ma hanno un’origine prettamente psicologica.

Difatti, secondo la teoria psicoanalitica classica, le nevrosi esprimerebbero un conflitto che deriva da eventi esistenziali (come in questo caso il coronavirus), dalle esperienze traumatiche e dalla difficoltà di adattamento con l’ambiente, che in questo periodo di pandemia è sentito sempre di più come ostile e pericoloso.

In tal senso, le nevrosi in generale e in particolare quelle insorte durante il covid-19, costituirebbero un compromesso tra un desiderio inconscio (in questo periodo quello di evitare di ammalarsi) e la necessità di attuare meccanismi di difesa contro queste pulsioni considerate inaccettabili se non addirittura pericolose. Difatti nel soggetto nevrotico, il “sovraccarico” di questi processi difensivi può sfociare in una difficoltà psicologica, associata ad un’ansia molto intensa, talvolta cronica se non addirittura in fobia.

L’utilizzo di meccanismi, come la rimozione, che in questo caso si palesa con il pensiero “io non mi ammalerò mai” o la razionalizzazione, per cercare di tenere sotto controllo e risolvere le suddette situazioni di conflitto, inevitabilmente, vengono trasformati in sintomi nevrotici, cioè in espressioni che vanno a sostituire un impulso di minaccia (in questo caso il coronavirus), di divenire cosciente.

Il coronavirus, essendo un nemico sfuggente ed invisibile all’occhio umano, oltre che sconosciuto e facilmente trasmissibile, non fa altro che “fomentare” le paure e i desideri più profondi della mente umana e di conseguenza le stesse nevrosi, derivanti dai meccanismi di difesa attuati, per affrontare tale nemico invisibile; inoltre, anche la percezione del proprio livello d’energia può risentirne.

Gli esseri umani, difatti, non sono fatti per reggere situazioni d’allerta e/o di tensione troppo a lungo. In alcuni soggetti, ciò può svilupparsi in una situazione di ipocondria, percependo ogni minimo sintomo come un segnale inequivocabile d’infezione da covid-19 o addirittura in una fobia sociale, caratterizzata dall’odio e dal rancore, verso i presunti “untori” famigliare e/o stranieri.

Bisognerebbe, per superare tali sintomi nevrotici ed evitare possibili fobie infondate, riorganizzare la propria giornata ed attività, in base al proprio “fabbisogno energetico”, onde evitare inutili dispersioni di energia, evitando così, di focalizzare la propria concentrazione sull’evidente pericolo del virus e provando a distrarsi, svolgendo magari attività sportive o di svago.

In collaborazione con Elena Castiglioni
Tirocinante

Dott.ssa Maria Luisa Mazzetta

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