La programmazione neuro linguistica, basata su un metodo psicologico, si può semplicemente definire come un insieme di tecniche efficaci utili a tutte le persone per produrre in loro dei cambiamenti. Si tratta dello studio, attraverso il linguaggio verbale ed anche non verbale, dei “filtri” usati per acquisire le informazioni dall’ambiente che ci circonda, e di come le organizziamo in schemi di comportamento al fine di perseguire un obiettivo. Con la parola “neuro” si intendono i processi neurologici che sono alla base del comportamento umano (cosa pensiamo, come vediamo il mondo, come percepiamo le nostre esperienze, ecc.); con la parola “linguistica”, quindi ciò che riguarda il linguaggio e la comunicazione con gli altri, sia verbale che non, si intende il modo di come esterniamo agli altri ciò che ci riguarda; con la parola “programmazione” si intende che alla base di ogni specifico comportamento ci sono sequenze ordinate di processi neurologici che lo determinano, perciò ad ogni comportamento corrisponde ad uno specifico schema mentale. Quest’ultimo, è da intendere come la struttura portante di ogni comportamento che può essere estrapolata, imparata, insegnata o addirittura cambiata. La PNL pertanto viene applicata in ogni campo della comunicazione (relazionale, persuasiva, finalizzata alla vendita o alla negoziazione) ed è utilizzata soprattutto nel Coaching.
In realtà, sarebbe fin troppo riduttivo intenderla solo come una tecnica di cambiamento, essa è necessaria per una maggiore definizione dei propri obiettivi, per una migliore abilità comunicativa, ed anche per una maggiore capacità di motivazione e automotivazione. Il tutto è finalizzato ad una comprensione più profonda di sé stessi e degli altri.
Come precedentemente anticipato, lo studio della PNL è incentrato sui “filtri” attraverso cui interpretiamo la realtà esterna, che corrispondono a tre canali sensoriali predominanti: visivo, uditivo e cinestesico. Attraverso questi canali, tra i quali solitamente vi è una preferenza, ognuno di noi sviluppa un proprio sistema rappresentazionale. Le persone che preferiscono, o si sentono portate a interpretare la realtà attraverso la vista, si basano sulle immagini che vedono e quando parlano si pronunciano con metafore visive; prevale un tipo di memoria fotografica, una gestualità centrifuga verso l’esterno (come a voler disegnare in aria i concetti), lo sguardo verso l’alto e un timbro di voce alto e con pochissime pause. Coloro che invece si potrebbero categorizzare come persone uditive, utilizzano principalmente il senso dell’udito, cogliendo la realtà attraverso suoni, rumori e ritmi. Rilevante è l’importanza data al dialogo e alle discussioni, quindi all’uso proprio delle parole. Si caratterizzano per un modo di parlare sonoro, ritmico e misurato nelle pause e nelle espressioni, inclinando spesso la testa da un lato, quasi a voler tendere maggiormente l’orecchio all’ascolto.
Infine, le persone cinestesiche, fanno esperienza del mondo attraverso i filtri del tatto, del gusto e dell’olfatto; tutto viene interpretato attraverso la loro emotività e le loro sensazioni. Si contraddistinguono per il loro modo lento di parlare ed esprimersi, perché le sensazioni, a differenza di suoni e immagini, hanno bisogno di più tempo per analizzare ed elaborare.
In collaborazione con la Dott.ssa Alessandra Mungo
Laurea in Psicologia dei Servizi e delle Organizzazioni
Università Telematica Niccolò Cusano