"Cantami, o Diva, del Pelide Achille/ l'ira funesta che infiniti addusse/ lutti agli Achei..."
(Proemio dell'Iliade)
Questa volta, il cammino l'ho percorso con una giovane studentessa del liceo Classico Rinaldini: Arianna Pizzichini. Nel periodo dello stage abbiamo trattato l'interessante argomento del rapporto tra le generazioni e "dell'ira funesta" che le travolge al momento del confronto/affronto; sentimenti che possono essere elaborati e vissuti serenamente grazie al lavoro di psicoterapia.
La famiglia è il punto d'incontro tra più generazioni: figli, genitori, nonni. Tali generazioni si distanziano per la moltitudine di differenze a dividerli, dovute da più fattori: il tempo, il progresso tecnologico o le differenti possibilità economiche. Il passato tende a trattenere il presente e di conseguenza lo slancio verso il futuro si sente condizionato dalla generazione precedente. Gi adulti sentono di dover insgnare ai più giovani ciò che loro ritengono importante per la loro vita e da qui nasce un primo grande conflitto tra genitori e figli, poiché non sempre ciò che viene trasmesso ai più giovani ha per loro la stessa importanza. Grande conflitto tra genitori e figli è il desiderio di quest'ultimi di emancipazione: analizzando il complesso di Edipo, considerato tappa fondamentale dello sviluppo umano, Jung non lo ritiene tale, ma lo rivisita come una parte del processo di lotta che ogni uomo (l'eroe) deve fare per distaccarsi dai genitori primordiali. Edipo rappresenterebbe un fallimento parziale del processo di distacco dai genitori primordiali, in quanto da una parte egli uccide la Sfinge, simbolo dei genitori primordiali nel loro aspetto uroborico e divorante, ma commettendo parricidio, incesto e auto-accecandosi, resta attaccato alla madre nel suo ruolo di figlio e amante. I giovani possono crescere se vi sono adulti in grado di riconoscervi una risorsa che favorisce lo sviluppo dell'indipendenza e di un progetto personale di vita. Esistono conflitti tra generazioni che servono da riti di passaggio. Principali nel ciclo della vita sono quattro: rito di nascita, rito di iniziazione, rito matrimoniale, rito funebre. Il rito della nascita sancirebbe l'integrazione dell'individuo all'interno della famiglia e della società, diverso a seconda delle culture e dell'epoca in cui avviene (daille Anfidromie nell'Antica Grecia alla circoncisione rituale nell'ebrismo). Il rito di iniziazione segue il passaggio dell'individuo alla maturità e il suo processo è tripartito in tre stadi: separazione, transizione, reintegrazione. Nella prima fase l'individuo viene separato dal contesto in cui si trova. Nella seconda attraversa una passaggio che rappresenta il culmine della cerimonia, nella terza viene reintegrato alla sua esistenza con un nuovo status sociale.
Dire che "le diverse generazioni vivono in mondi separati ed estranei" non è del tutto sbagliato, anzi, il dialogo tra le diverse generazioni, che per sua natura è complicato, aumenta di difficoltà di conseguenza al continuo e repentino cambiamento della società in cui viviamo. Mondi vicini che spesso vivono realtà incomunicabili: figli che vivono quando i genitori non guardano, adulti che giudicno i giovani e ne ignorano i desideri. Ne consegue una società che invecchia, priva di continui scambi e rapporti con la novità, la freschezza delle nuove generazioni. Per intaurare un rapporto e un dialogo con i più giovani, vi è bisogno di tempo, già esiguo per gli adulti, e impegno, spesso prosciugato dopo giornate di lavoro. Ciò non vuol dire che sia finito il tempo dell'educazione: occorrono possibilità che diano una nuova qualità alla vita degli adulti, che li riconcilino con essa e con la loro età, che siano capaci e disponibili a "fare gli adulti" per sè e per i giovani che ricercano in loro una figura di riferimento e di sostegno.